Il Revenge Porn nella normativa italiana

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Il Revenge Porn nella normativa italiana

In questo breve articolo andremo ad analizzare il fenomeno del Revenge Porn e vedremo in che modo sono tutelati i soggetti nella normativa italiana.

Il fenomeno del revenge porn rappresenta una grave violazione della privacy e un’azione dannosa che può avere conseguenze devastanti per le vittime coinvolte.

Tutti hanno il diritto di veder tutelata la propria riservatezza, la libertà di autodeterminazione nella sfera sessuale, l’integrità individuale e la reputazione, laddove abbiano trasmesso propri scatti o video erotici a soggetti di cui si fidavano e non abbiano autorizzato la cessione degli stessi a soggetti terzi.

In Italia, norme ben precise cercano di contrastare e prevenire questa forma di abuso intimo online, al fine di garantire una tutela giuridica alle vittime.

In questo articolo, esploreremo brevemente il revenge porn, le leggi italiane pertinenti e le fonti legali che ne regolamentano la trattazione.

Il revenge porn si verifica quando immagini o video intimi di una persona vengono diffusi senza il consenso della stessa, spesso con l’intento di recare danno alla reputazione o causare disagio emotivo. In Italia, il diritto penale considera tale pratica come reato rientrante nell’ambito della violazione della privacy e diffamazione.

Dal 2019 è l’articolo 612-ter del Codice Penale che si occupa della:

Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d’ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio.”

E’ quindi il Codice Penale italiano il punto da cui partire in materia di revenge porn. Le pene che prevede sono particolarmente severe, tra le stesse l’arresto fino a sei anni, per chiunque diffonda immagini o video di natura sessuale senza il consenso della persona coinvolta. Viene protetto anche il soggetto che inizialmente autorizza l’uso del materiale che poi viene utilizzato in modo illegittimo.

Alle tematiche in analisi si applica anche la Legge 71/2017, legge contro il cyberbullismo. Essa ha provato a rafforzare la tutela delle vittime di revenge porn.Recentemente anche il Garante per la Protezione dei Dati Personali è intervenuto al fine di rafforzare concretamente la tutela delle vittime, http://www.garanteprivacy.it/temi/revengepornIl Grante in primis ricorda di muoversi con consapevolezza e prudenza, al fine di evitare che dati personali ed a carattere strettamente personali possano essere immessi nel circuito di messaggistica e social network, dove una volta entrati sfuggono facilmente ad ogni controllo e possibilità di cancellazione definitiva. Inoltre l’Autorità raccomanda di proteggere i dati personali presenti nei propri dispositivi (smartphone, pc o tablet), tramite adeguate misure di sicurezza: password che proteggono i dispositivi e/o le cartelle in cui sono collocati i file, sistemi di crittografia per rendere illeggibili i file agli altri, sistemi anti-virus e anti-intrusione per i dispositivi.Infine, nel momento in cui un soggetto abbia un fondato timore che immagini a contenuto sessualmente esplicito possano essere diffuse senza il suo consenso, può presentare una segnalazione al Garante ai sensi degli art. 144-bis del Codice in materia di protezione dei dati personali e 33-bis del regolamento n. 1/2019 del Garante, utilizzando l’apposito form disponibile al seguente link http://servizi.gpdp.it/diritti/s/revenge-porn-scelta-auth

Nel modulo dovranno essere indicate le piattaforme di condivisione dei contenuti (social network, messaggistica, ecc.) attraverso le quali si teme la diffusione, le ragioni che fondano il timore che la condotta pregiudizievole possa essere posta in essere.In conclusione, non possiamo che dire che la consapevolezza di ognuno di noi e la continua vigilanza legale sono essenziali per garantire un ambiente online sicuro e rispettoso dei diritti individuali, propri e degli altri. Il Revenge Porn nella normativa italiana dispone oggi di tutele potenzialmente molto alte, bisogna però attivarsi per consentire alle norme di essere operative, e colpire chi viola la privacy e la riservatezza dei soggetti interessati.

Molto probabilmente grazie all’intelligenza artificiale presto potrebbe essere anche più semplice individuare video personali non autorizzati presenti nel web, ma in attesa che questo diventi possibile – sarà un qualcosa di difficilissimo da regolamentare – ognuno di noi dovrà essere vigile scrupoloso delle proprie vicende.Ricordatevi infine che agire per proteggere i propri diritti è sempre preferibile, e non si può lasciare che tutto sia rimesso al caso. Non si può sperare non accada nulla di pregiudizievole, soprattutto perché sono previste sanzioni e pene severe verso i trasgressori, le quali laddove si individua il reato devono essere applicate.

Dott.ssa Luana Fierro