La tutela del consumatore per abiti difettosi: normativa UE e italiana

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Introduzione

Hai comprato un abito nuovo, magari per un’occasione speciale, ma quando lo provi a casa ti accorgi che è difettoso: una cucitura storta, una zip rotta, o un tessuto danneggiato. Cerchi di riportarlo indietro, ma il negoziante si rifiuta di cambiarlo. Cosa puoi fare? E se invece lo hai comprato online, magari su un sito di seconda mano, valgono le stesse regole? In questo articolo facciamo chiarezza su quali sono i tuoi diritti come consumatore, secondo la legge italiana ed europea.

  1. Quando un abito è “difettoso” secondo la legge

Un abito è considerato difettoso quando non è conforme a quanto promesso dal venditore: ad esempio ha un difetto di fabbrica, è diverso dalla descrizione (colore, taglia, tessuto), oppure non può essere usato per lo scopo normale o promesso.

Questo vale sia per i negozi fisici che per gli acquisti online.

Quando un abito è difettoso secondo il diritto dell’Unione Europea?

Nel diritto dell’Unione Europea, un prodotto è considerato difettoso quando non offre il livello di sicurezza che ci si può ragionevolmente aspettare. Questa definizione vale anche per i capi di abbigliamento, che rientrano a pieno titolo nella nozione di “prodotti” secondo la normativa UE.

La disciplina di riferimento è contenuta principalmente nella Direttiva 85/374/CEE sulla responsabilità per danno da prodotti difettosi, oggi integrata e rafforzata dal nuovo Regolamento (UE) 2023/988 sulla sicurezza generale dei prodotti.

Cosa si intende per “difettoso”?

Un abito è considerato difettoso quando, ad esempio:

Può provocare danni alla salute del consumatore, come nel caso della presenza di sostanze chimiche vietate (es. coloranti tossici, metalli pesanti o formaldeide);

Comporta rischi non segnalati, come una facile infiammabilità, cuciture che si staccano causando inciampi o esposizione corporea;

È etichettato in modo fuorviante oppure mancano informazioni essenziali, come i materiali utilizzati, le istruzioni per il lavaggio o le avvertenze per soggetti allergici;

Non rispetta gli standard minimi di sicurezza previsti per categorie specifiche, come i vestiti per bambini o per attività sportive.

Cosa viene valutato?

Per stabilire se un prodotto è difettoso, si considerano:

La presentazione del prodotto, comprese le etichette, le istruzioni e le informazioni sul marchio;

L’uso previsto o ragionevolmente prevedibile del prodotto da parte del consumatore medio;

Il momento in cui il prodotto è stato messo in commercio, per tener conto dello stato della tecnica disponibile all’epoca.

 

Quali sono le fonti normative?

Direttiva 85/374/CEE sulla responsabilità da prodotti difettosi;

Regolamento (UE) 2023/988 sulla sicurezza generale dei prodotti;

Regolamento REACH (CE n. 1907/2006), che disciplina le sostanze chimiche vietate nei tessuti;

Eventuali norme nazionali di attuazione e controlli affidati alle autorità di sorveglianza del mercato, come le dogane o le agenzie nazionali per la sicurezza dei consumatori.

 

  1. Cosa puoi fare se il negozio non vuole sostituire l’abito difettoso

La legge italiana (Codice del Consumo, art. 128 e seguenti) ti tutela in modo chiaro:

Hai diritto a una sostituzione gratuita o alla riparazione dell’abito, entro 2 anni dall’acquisto, ma solo se trattasi di un difetto congenito del prodotto, e su cui non ci sono dubbi concernenti l’attribuzione. Se il difetto dipende da una condotta errata del proprietario c’è poco da dimostrare.

Se il venditore non vuole collaborare, puoi chiedere una riduzione del prezzo o il rimborso completo.

Il problema va segnalato entro due mesi da quando lo scopri.

✅ Importante: non serve che il difetto si veda subito. Se dopo qualche settimana noti che la cucitura si apre, sei comunque tutelato.

 

  1. Gli step pratici da seguire

Conserva lo scontrino o una prova d’acquisto.

Scrivi o torna in negozio spiegando il problema (meglio se con una foto).

Se il negoziante rifiuta, puoi:

Rivolgerti a un’associazione di consumatori

Attivare una procedura di conciliazione

Oppure, come ultima soluzione, andare dal giudice di pace 

 

  1. E se hai comprato l’abito online?

In caso di acquisto online, le tutele sono ancora più forti, grazie alle norme europee sul commercio a distanza.

Hai 14 giorni per cambiare idea e restituire l’abito anche se non è difettoso (diritto di recesso), senza dover dare spiegazioni.

Se invece è difettoso, valgono le stesse regole dei negozi fisici: diritto a sostituzione, riparazione, rimborso o riduzione del prezzo.

Se il venditore non rispondeva, fino a pochi mesi fa si poteva usare la piattaforma ODR dell’Unione Europea per risolvere la controversia online: https://ec.europa.eu/odr

Solo che al momento la piattaforma è stata archiviata. La piattaforma europea di risoluzione delle controversie online (ODR) sarà interrotta a partire dal 20 luglio 2025, in seguito all’adozione del regolamento – UE – 2024/3228 – IT – EUR-Lex. Si può utilizzare la piattaforma fino al 19 luglio 2025, ma non si possono più presentare nuovi reclami.

Ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 4, del regolamento 2024/3228/UE, tutte le informazioni degli utenti, compresi i dati personali, saranno cancellate al più tardi il 20 luglio 2025.

 

Scadenze importanti

20 marzo 2025: ultima data utile per presentare nuovi reclami sulla piattaforma ODR.​

19 luglio 2025: termine ultimo per accedere alla piattaforma e scaricare i propri dati.​

20 luglio 2025: tutti i dati presenti sulla piattaforma, compresi quelli personali, saranno definitivamente cancellati.

 

🔄 Cosa accadrà dopo la chiusura della piattaforma ODR?

Dopo la dismissione della piattaforma ODR, i consumatori potranno continuare a risolvere le controversie con i venditori attraverso organismi di risoluzione alternativa delle controversie (ADR) certificati. La Commissione europea sta lavorando per migliorare l’accessibilità e l’efficacia di questi meccanismi, anche mediante l’adozione di nuove direttive che estendono l’ambito di applicazione delle procedure ADR e introducono strumenti digitali interattivi per facilitare la risoluzione delle controversie.

Per ulteriori dettagli e aggiornamenti sulla risoluzione delle controversie dei consumatori, puoi consultare il sito ufficiale della Commissione europea dedicato alla risoluzione online delle controversie:https://ec.europa.eu/consumers/odr/main/index.cfm?event=main.home2.show&lng=IT

 

  1. Abiti usati acquistati online: cosa cambia?

Se compri un abito usato su una piattaforma online, la tutela dipende da chi vende:

Se compri da un’azienda (es. negozio vintage online o marketplace professionale): hai gli stessi diritti di chi compra un capo nuovo.

Se compri da un privato (es. su Vinted, Depop, Facebook Marketplace): non vale il Codice del Consumo. In quel caso si applicano le regole del Codice Civile, e la responsabilità del venditore è molto più limitata.

ℹ️ Consiglio: leggi sempre le condizioni di vendita e cerca venditori che offrano garanzie o recensioni positive, stando attento a recensioni false e pompate.

 

  1. Riferimenti normativi

Direttiva UE 2019/771 – obblighi di conformità dei beni (valida per tutti i Paesi UE)

Regolamento UE 524/2013 – per risolvere le controversie online

Codice del Consumo italiano (D.lgs. 206/2005), articoli 128-135

D.lgs. 170/2021 – ha aggiornato le regole sulla garanzia dei beni

 

Conclusione

Che tu abbia comprato in boutique o online, la legge è dalla tua parte: se l’abito è difettoso, il venditore deve trovare una soluzione. E se non lo fa, puoi far valere i tuoi diritti in modo semplice e spesso gratuito. Conoscere le regole è il primo passo per far valere i propri diritti, anche quando si tratta solo di una zip che non si chiude.

La Disciplina dell’Aborto negli Stati Uniti: Evoluzione, Competenza Federale e Regolamentazioni Statali

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La Disciplina dell’Aborto negli Stati Uniti: Evoluzione, Competenza Federale e Regolamentazioni Statali

Introduzione

Negli ultimi anni, il panorama giuridico statunitense in materia di aborto ha subito trasformazioni rilevanti. La storica sentenza Roe v. Wade ha definito per quasi cinque decenni il diritto all’aborto nel paese, ma con la decisione della Suprema Corte nel caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization del giugno 2022, si è inaugurata una nuova fase in cui la competenza normativa è tornata nelle mani degli Stati federali. Il presente articolo analizza in maniera dettagliata la cornice giuridica, il cambiamento di competenza legislativa e le recenti evoluzioni normative, soffermandosi sulle restrizioni e le condizioni stabilite nei vari Stati.

Il Quadro Normativo Precedente e la Struttura Federale del Sistema Giuridico

La Storica Sentenza Roe e la Sua Decostruzione

Fino al 2022, la giurisprudenza statunitense aveva riconosciuto il diritto all’aborto come parte integrante della sfera della privacy personale e della libertà individuale. La sentenza Roe v. Wade del 1973, pur se oggetto di continuo dibattito, garantiva una tutela costituzionale che faceva capo al diritto alla riservatezza, consentendo alle donne di decidere autonomamente in merito all’interruzione di gravidanza. Tuttavia, la decisione successiva della Suprema Corte nel caso Dobbs ha ribaltato questo paradigma, affermando che il legislatore federale non possiede competenza in materia, lasciando agli Stati l’onere di regolamentare l’accesso all’aborto in base ai propri valori e contesti sociali.

Competenze e Decentramento Normativo

Con il ritorno della regolamentazione nelle mani degli Stati, la materia dell’aborto si configura come un ambito di competenza esclusivamente statale. Ciò significa che non esiste una normativa federale uniforme, ma un mosaico normativo in cui ciascun Stato adotta criteri e limiti specifici. Dal punto di vista giuridico, la questione si articola lungo due direttrici principali:

  • Tutela dei Diritti Fondamentali: Alcuni Stati hanno introdotto o mantenuto norme che tutelano il diritto all’autonomia riproduttiva, garantendo l’accesso all’aborto in determinate condizioni, anche con regolamentazioni procedurali per salvaguardare la salute pubblica.
  • Restrizioni e Limitazioni: Altri Stati, invece, hanno adottato misure restrittive che ne limitano fortemente l’esercizio, giustificandosi con argomenti di tutela della vita prenatale e della morale pubblica.

La decisione Dobbs ha dunque sottolineato come il principio di sussidiarietà nel sistema federale possa generare disparità normative significative, mettendo in rilievo il ruolo strategico dei governi statali nell’elaborazione di politiche in ambito sanitario e sociale.

Evoluzioni Negli Ultimi Tre Anni: Restrizioni e Promozioni del Diritto all’Aborto

Le Limitazioni Imposte

Nel triennio successivo alla decisione Dobbs, alcuni Stati hanno incrementato le restrizioni sull’aborto. Tra le principali misure adottate si evidenziano:

  • Restrizioni su Tempistiche e Motivazioni: Numerosi Stati hanno fissato limiti temporali stringenti, riducendo il periodo in cui l’interruzione di gravidanza può essere legalmente effettuata. In alcuni ordinamenti, la procedura è consentita soltanto in presenza di gravi anomalie fetali o rischi per la vita della gestante.
  • Obblighi Informativi e Convinzioni Mediche: Alcuni Stati hanno introdotto obblighi di consulenza informativa e periodi di riflessione obbligatori, oltre a imporre requisiti particolari ai medici, come la necessità di rispettare linee guida mediche che potenzialmente ostacolano l’accesso al servizio.
  • Effetti sulla Giurisdizione Locale: Tali restrizioni sono state spesso il risultato di legislazioni approvate da maggioranze politiche conservatrici all’interno degli Stati, che hanno fatto leva su posizioni tradizionali e interpretazioni restrittive del concetto di “vita” giuridicamente protetta.

Fonti quali il Guttmacher Institute e analisi pubblicate da testate specializzate come The New York Times hanno documentato come questi interventi legislativi abbiano ridotto sensibilmente la possibilità di accesso all’aborto in Stati quali il Mississippi, il Texas e l’Oklahoma, creando un contesto giuridico segmentato e in continua evoluzione.

Gli Stati che Hanno Mantenuto o Rafforzato il Diritto all’Aborto

Parallelamente, esistono Stati che hanno adottato misure volte a tutelare e persino ampliare il diritto all’aborto. Le misure principali includono:

  • Norme Protettive e Accesso Garantito: In alcuni Stati, in particolare in quelli con tradizioni politiche più liberali come la California, New York e il Massachusetts, sono state promulgate leggi che non solo preservano il diritto all’aborto, ma ne ampliano le garanzie, includendo finanziamenti pubblici per l’accesso e programmi di assistenza per le donne.
  • Limiti Minimi sulle Restrizioni Procedurali: Tali Stati hanno optato per criteri regolatori meno restrittivi, eliminando obblighi di consulenza non richiesti e limitando l’imposizione di vincoli temporali e procedurali. Ciò si traduce in un quadro normativo che mira a garantire un accesso rapido e sicuro all’interruzione di gravidanza.
  • Politiche di Inclusione e Prevenzione: Oltre a garantire il diritto stesso, alcune normative statali includono misure di educazione sessuale e prevenzione, mirate a ridurre l’incidenza di gravidanze non pianificate.

L’analisi comparata di questi Stati rivela come, in un contesto di forte polarizzazione politico-ideologica, il diritto all’aborto si configuri come un indicatore di tendenze elettorali e culturali differenti a livello nazionale.

Implicazioni Giuridiche e Socio-Politiche

Il Ruolo dei Tribunali e dell’Interpretazione Costituzionale

La recente evoluzione normativa ha posto i tribunali statali in una posizione di rilievo, dato che la giurisprudenza locale è chiamata a interpretare e applicare leggi in materia di diritti riproduttivi. Questa dinamica ha generato una serie di controversie che spaziano dalla definizione di “vita” ai limiti del potere regolamentare dei singoli Stati. La complessità dell’argomento richiede una analisi attenta dei principi costituzionali di uguaglianza, dignità umana e tutela della salute pubblica, elementi che continuano a essere oggetto di dibattito sia in ambito accademico che giurisprudenziale.

L’Impatto Socio-Economico delle Restrizioni

Le restrizioni normative sull’aborto non si limitano ad avere ripercussioni sul diritto individuale alla salute e all’autonomia, ma incidono profondamente anche sul tessuto socio-economico. In particolare, si osserva come:

  • Accesso Disparitario ai Servizi Sanitari: Le barriere legislative in determinati Stati possono limitare l’accesso a servizi essenziali, specialmente in aree a bassa densità abitativa dove i centri medici specializzati sono rari.
  • Implicazioni per la Mobilità Giurisdizionale: Le difficoltà legali e logistiche possono spingere molte donne a spostarsi verso Stati che garantiscono maggiori tutele, generando fenomeni di “turismo sanitario” e sollevando interrogativi circa l’equità territoriale.
  • Effetti Sul Diritto Comparato: Il quadro normativo statunitense, con la sua varietà di approcci, offre un interessante caso di studio per il diritto comparato, evidenziando le interconnessioni tra scelte politiche, interpretazioni costituzionali e dinamiche culturali.

Ecco una panoramica aggiornata a ottobre 2023 sugli stati degli USA che mantengono il diritto all’aborto, le loro normative e i limiti gestazionali. Dopo la sentenza Dobbs v. Jackson (2022), che ha abolito il diritto federale all’aborto, gli stati hanno legislazioni molto diverse:

Stati con protezione costituzionale o legale dell’aborto

Questi stati hanno leggi che garantiscono esplicitamente il diritto all’aborto, spesso senza restrizioni fino alla viability fetale (circa 24 settimane) o oltre, con eccezioni per la salute della donna:

  1. California
    • Legge: Aborto consentito fino alla viability (circa 24-26 settimane), e oltre se la salute della donna è a rischio.
    • Note: Approvato un emendamento costituzionale (2022) per proteggere esplicitamente il diritto all’aborto.
  2. New York
    • Legge: Consentito fino a 24 settimane; oltre, solo per salvare la vita o la salute della donna.
    • Note: Legge del 2019 (Reproductive Health Act) che rimuove l’aborto dal codice penale.
  3. Illinois
    • Legge: Fino alla viability, con eccezioni per la salute.
    • Note: “Stato rifugio” per donne di stati con divieti (es. Texas, Missouri).
  4. Colorado
    • LeggeNessun limite gestazionale (aborto legale a tutte le fasi della gravidanza).
    • Note: Approvata una legge nel 2022 che codifica il diritto all’aborto senza restrizioni.
  5. Vermont e Oregon
    • Legge: Aborto garantito senza limiti di tempo, con protezione costituzionale (Vermont ha emendato la sua costituzione nel 2022).

Stati con leggi permissive ma con restrizioni

Consentono l’aborto, ma con limiti gestazionali o requisiti aggiuntivi (es. consulenza obbligatoria, attesa 24-72 ore):

  1. Virginia
    • Legge: Consentito fino a 26 settimane e 6 giorni; oltre, solo per salute della donna.
  2. Minnesota
    • Legge: Fino a 24 settimane (viability), oltre solo per emergenze mediche.
    • Note: Nel 2023, il governatore ha firmato una legge che protegge il diritto all’aborto.
  3. New Jersey
    • Legge: Consentito fino alla viability, con eccezioni successive per salute.

Stati con divieti o restrizioni severe

In molti stati del Sud e del Midwest, l’aborto è vietato o consentito solo in casi eccezionali (stupro, incesto, pericolo di vita). Esempi:

  • Texas: Divieto quasi totale (solo per salvare la vita della donna).
  • Alabama, Oklahoma, Tennessee: Divieti totali, senza eccezioni per stupro o incesto.
  • Florida: Consentito fino a 15 settimane (in attesa di una sentenza sulla costituzionalità).

Mappa riassuntiva dei limiti gestazionali

Stato Limite generale Eccezioni
California viability (24+ sett.) Salute della donna
New York 24 settimane Salute della donna
Colorado Nessun limite
Virginia 26 settimane e 6 gg Salute della donna
Minnesota 24 settimane Emergenze mediche
Michigan* 24 settimane Salute della donna (legge bloccata in tribunale)

*Michigan ha un divieto pre-Roe ancora tecnicamente in vigore, ma sospeso da un giudice nel 2022.

Tendenze recenti (2023)

  • Ohio: A novembre 2023, un referendum ha approvato un emendamento costituzionale per proteggere l’aborto fino alla viability.
  • Kansas: Nel 2022, gli elettori hanno respinto un referendum per rimuovere la protezione costituzionale dell’aborto.
  • North Carolina: Nel 2023, una nuova legge ha ridotto il limite da 20 a 12 settimane, con eccezioni limitate.

 

Conclusioni

L’evoluzione della disciplina dell’aborto negli Stati Uniti rappresenta un esempio emblematico di come il sistema federale consenta dinamiche normative fortemente decentrate e rispecchi le tensioni tra valori tradizionali e principi di libertà individuale. La decisione della Suprema Corte nel caso Dobbs ha modificato radicalmente il panorama giuridico, trasferendo l’onere regolamentare agli Stati e generando un mosaico legislativo in cui le garanzie del diritto all’aborto variano significativamente.

Per i giuristi, gli operatori del diritto e i cittadini, comprendere queste dinamiche è fondamentale per interpretare le implicazioni giuridiche e socio-politiche che ne derivano, nonché per valutare le prospettive future in un contesto di continua evoluzione normativa.

Fonti attendibili quali il Guttmacher Institute e pubblicazioni di testate come The New York Times e Reuters offrono ulteriori approfondimenti e dati statistici che supportano l’analisi qui presentata, costituendo un valido punto di riferimento per ulteriori studi e confronti.

 

10 aprile 2025 

Dott.ssa Luana Fierro
Articolo redatto con il supporto di ChatGPT, un modello linguistico sviluppato da OpenAI,
pertanto non può essere usato come fonte attendibile.
Trattasi di un mio esperimento con l'AI.

Formants and Legal Comparison. A Brief Note on Cryptotypes

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Formants and Legal Comparison. A Brief Note on Crittotipi

Today, I will delve into the topic of the role of formants in legal comparison and briefly analyze the figure of cryptotypes, which, although little visible, are fundamental for comparative analyses.

Let us begin from the premise that before analyzing the central phase of comparison, it is necessary to: know the terms to be compared and understand the system of legal sources in the systems involved.

The activities of legal comparison are particularly complex because when evaluating a legal phenomenon it is not sufficient to focus solely on the legislative material; it is necessary to study all the formants: namely, legal, doctrinal, and jurisprudential. At the same time, one must understand the weight that these formants have in the legal system involved in the comparison.

Thus, in legal comparison, the formants represent the various elements that constitute legal systems and allow for their comparative analysis. According to the definition provided by Rodolfo Sacco, one of the foremost experts in the field of comparison, the formants are the different factors that influence the formation of law in a given society.

Sacco identifies a plurality of formants, including the law, jurisprudence, doctrine, and social practices; each is fundamental and determinative to varying degrees in the identification of the law in force in a given context (Sacco, Rodolfo. “Legal Formants: A Dynamic Approach to Comparative Law (Installment I of II).” American Journal of Comparative Law, vol. 39, no. 1, 1991).

  • The legal formant comprises the written norms enacted by legislative authorities.
  • The jurisprudential formant is made up of the decisions of courts, which interpret and apply the norms to specific cases, thus contributing to the development of law.
  • The doctrinal formant is represented by the studies and publications of jurists. It influences the law by providing interpretations, critiques, and proposals for reform.
  • Finally, social practices include customs and usages which, although not formally codified, play an important role in many legal systems.

Thus, according to Sacco, the formants are not just the written laws but also include jurisprudence, doctrine, contractual practice, and commercial usages, which together form the fabric of a society’s law. These elements influence each other and may vary in importance from one system to another. Sacco’s approach highlights the complexity and dynamism of legal systems, challenging the more traditional view that sees law primarily as a set of written norms.

His theory of formants underscores the importance of comparative analysis to understand how similar practices can derive from different formants in different legal systems, or how different practices can result from divergent evolutions of the same formant in similar legal systems.

His approach has profoundly influenced comparative studies by promoting a greater openness to the diverse manifestations of law and contributing to a more holistic and in-depth understanding of global legal systems.

Other authors, such as Zweigert and Kötz, have emphasized the importance of legal comparison for understanding the various legal families and for improving international legal integration (Zweigert, Konrad, and Hein Kötz. Introduction to Comparative Law, 3rd ed. Oxford: Clarendon Press, 1998). Through the analysis of formants, legal comparison thus offers a rich and detailed picture of legal systems, highlighting both cultural and historical specificities and global trends in law.

Returning to Professor Rodolfo Sacco, he adds a very important argument to the complete framework of comparison: crittotipi! With this term, he indicates the formants of the legal order, essentially invisible, unspoken formulas that migrate through the thought of jurists or those who are called upon to apply the rules.

In legal comparison, the crittotipi represent key concepts for understanding the deep structures and specific functions that characterize and differentiate various legal systems. This term, derived from the union of the Greek words “kryptos” (hidden) and “typos” (model), was introduced to highlight those legal structures or mechanisms that, although not immediately evident, play a fundamental role in defining the identity and functioning of a legal system.

The crittotipi concern the underlying structures that guide the interpretation and application of the law, profoundly influencing the legal culture of a society without being immediately perceptible. They are important for comparative legal scholars, as they allow one to delve deeper into the analysis of legal systems, going beyond the surface of written norms to explore the cultural, historical, and social roots that influence the law. They help to understand how seemingly similar practices can derive from very different assumptions in different legal systems, or how legal institutions that appear homologous may, in reality, have different functions and meanings because of their crittotip.

Dott.ssa Luana Fierro

30/03/2025

ChatGPT e l’Italia: Storia, Utilizzi e Controversie Legali

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(questo articolo è stato scritto col supporto di DeepSeek – 10/03/2025)

1. Storia di ChatGPT in Italia

  • Lancio globale (novembre 2022): ChatGPT è stato rilasciato da OpenAI il 30 novembre 2022, incluso il supporto alla lingua italiana fin dall’inizio.
    (Fonte: Blog ufficiale OpenAI)
  • Blocco temporaneo in Italia (marzo 2023): Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha disposto il blocco di ChatGPT il 31 marzo 2023, citando violazioni del GDPR (mancato consenso per il training, assenza di controlli sull’età degli utenti).
    (Fonte: Provvedimento Garante Privacy).
  • Riavvio (aprile 2023): OpenAI ha implementato modifiche (es.: politica sulla privacy trasparente, strumenti per opporsi al trattamento dati) e il servizio è stato riattivato il 28 aprile 2023.
    (Fonte: Comunicato Garante).

2. Discipline che utilizzano ChatGPT in Italia

  • Accademia:
    • Alcuni atenei (es.: Università di Bologna) hanno pubblicato linee guida per l’uso etico di ChatGPT nella ricerca, vietandolo per esami e tesi.
      (Fonte: Unibo Magazine)
    • Scuole: Il Ministero dell’Istruzione ha avviato un tavolo di lavoro per regolamentare l’uso dell’IA nelle classi (2023).
  • Professioni legali: Studio di Federico Gazzetta (Università di Torino) sull’uso di ChatGPT per redigere atti giuridici, con avvertenze su errori e bias.
    (Fonte: ResearchGate)
  • Giornalismo: L’agenzia ANSA ha testato ChatGPT per bozze di articoli, ma ne vieta l’uso per notizie ufficiali.
    (Fonte: ANSA)

3. Controversie legali e cause

  • Azione del Garante Privacy (2023): Oltre al blocco iniziale, il Garante ha richiesto a OpenAI:
    • Maggiore trasparenza sugli algoritmi.
    • Limitazioni al trattamento di dati sensibili (es.: sanitari).
      (Fonte: Garante Privacy)
  • Diritto d’autore: Nel 2023, Alberto Casagrande (avvocato) ha sollevato dubbi sull’uso di opere protette per il training di ChatGPT, chiedendo un intervento dell’AGCOM.
    (Fonte: Il Sole 24 Ore)
  • Segnalazioni utenti: Diverse segnalazioni al Codacons per errori in risposte mediche o giuridiche, ma nessuna causa formalizzata (2023).

4. Conclusioni e Prospettive

  • Sviluppi normativi: L’UE sta discutendo l’AI Act, che impatterà su ChatGPT in Italia (es.: obbligo di etichettare contenuti generati da IA).
  • Consigli per gli utenti: Verificare sempre le fonti e non affidarsi a ChatGPT per decisioni critiche (salute, legge).

Meta Description (per SEO)

“Scopri la storia di ChatGPT in Italia, gli utilizzi accademici e le controversie legali con il Garante Privacy. Fonti ufficiali e dati verificati.”


Fonti Primarie

  1. OpenAI (2022), ChatGPT: Optimizing Language Models for Dialogue.
  2. Garante Privacy (2023), Provvedimento su ChatGPT.
  3. Università di Bologna (2023), Linee guida per l’uso di ChatGPT.

 

Dott.ssa Luana Fierro

 

The Global Patchwork of AI Regulation: A Comparative Analysis of DeepSeek Blockades

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Introduction
The rapid evolution of artificial intelligence (AI) has sparked a global debate about its governance, balancing innovation with ethical, legal, and societal risks. Among the AI platforms drawing regulatory scrutiny is DeepSeek, a Chinese-developed AI system lauded for its advanced capabilities in data analysis and natural language processing. However, its proliferation has encountered resistance, with several states imposing restrictions or outright bans. This article examines the legal and policy frameworks underpinning these blockades, offering a comparative perspective on how divergent regulatory philosophies shape the global AI landscape.

 

1. China: Sovereignty and Controlled Innovation
As DeepSeek’s country of origin, China’s approach reflects its broader strategy of *state-centric AI governance*. While the platform operates domestically, its international reach is constrained by China’s own regulatory exports. The 2021 *Data Security Law* and 2022 *Algorithmic Recommendations Management Provisions* mandate strict compliance with national security and socialist core values. Foreign access to Chinese AI tools is often limited by reciprocal data localization requirements and fears of extraterritorial data access. Paradoxically, China promotes AI innovation domestically while restricting cross-border data flows, creating a “walled garden” for its technologies.

2. The European Union: Privacy and Fundamental Rights
The EU has emerged as a leader in *rights-based AI regulation*. DeepSeek’s alleged data practices—particularly its opaque training data sources—clash with the General Data Protection Regulation (GDPR). Concerns about non-compliance with data minimization, purpose limitation, and user consent have led several EU member states to restrict DeepSeek’s accessibility. The upcoming *AI Act*, which categorizes AI systems by risk levels, may further complicate DeepSeek’s operations, as its general-purpose AI designation could trigger stringent transparency and accountability requirements.

3. The United States: National Security and Sectoral Fragmentation
U.S. restrictions on DeepSeek stem from national security anxieties rather than a unified regulatory framework. The Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS) has scrutinized partnerships involving DeepSeek, citing risks of data exploitation and ties to the Chinese government. Sector-specific bans, such as in defense or critical infrastructure, align with the U.S.’s ad hoc, sectoral regulatory model. Meanwhile, the lack of federal AI legislation creates ambiguity, leaving states like California to pioneer stricter rules on data transparency.

4. India and the Global South: Digital Sovereignty in Action

India’s 2021 IT Rules and push for data localization exemplify a growing trend among Global South nations to assert digital sovereignty. DeepSeek’s perceived opacity in handling Indian user data, coupled with geopolitical tensions, led to its inclusion in a 2023 list of restricted foreign apps. Similarly, countries like Vietnam and Indonesia have invoked cybersecurity laws to limit AI platforms that fail to establish local data centers or comply with content moderation mandates.

5. Authoritarian Regimes: Control Over Information Flows
States like Iran and Saudi Arabia have blocked DeepSeek under broader internet censorship regimes. Here, the rationale centers on information control: AI systems capable of generating or analyzing unrestricted content threaten state narratives. DeepSeek’s potential to bypass language-specific censorship tools has heightened these concerns, prompting preemptive bans.


Comparative Analysis: Divergent Philosophies, Common Threads

  • Legal Foundations:
    • Civil Law Systems (EU, China): Codified statutes prioritize state or individual rights.
    • Common Law Systems (U.S., India): Case law and regulatory agencies drive enforcement.
  • Motivations:
    • Security: U.S. and India emphasize geopolitical risks; China focuses on domestic stability.
    • Rights: The EU prioritizes privacy; authoritarian states suppress dissent.
    • Economic Sovereignty: Data localization laws in India and Vietnam aim to nurture domestic tech sectors.
  • Enforcement Mechanisms:
    • The EU employs centralized oversight (e.g., European Data Protection Board).
    • The U.S. relies on CFIUS and executive orders.
    • China combines legislative mandates with Communist Party oversight.

Implications for International Law and Governance
The fragmented regulatory landscape raises critical questions:

  • Jurisdictional Conflicts: Can states enforce AI regulations extraterritorially? GDPR-style fines for non-EU companies set a precedent, but compliance remains inconsistent.
  • Trade Tensions: Restrictions on AI tools may violate WTO agreements if deemed disproportionate trade barriers.
  • Ethical Fragmentation: Without harmonized standards, AI developers face conflicting demands, stifling global collaboration.

Conclusion: Toward a Coherent Framework?
The blockade of DeepSeek underscores a broader dilemma: how to regulate borderless technologies within sovereign legal systems. While the EU’s risk-based model and China’s state-control approach represent opposing poles, middle-ground solutions are emerging. Initiatives like the OECD’s AI Principles and the Global Partnership on AI (GPAI) hint at potential convergence. Yet, as states prioritize sovereignty and security, the path to a unified regulatory regime remains fraught. For now, DeepSeek’s fate serves as a microcosm of the tensions defining 21st-century tech governance—a contest between innovation and control, played out on a fractured global stage.

Dott.ssa Luana Fierro

Artificial Intelligence and Sensitive Data

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Artificial Intelligence and Sensitive Data: A Dialogue Between Innovation, Law, and Vulnerability

The advent of artificial intelligence (AI) applications has redefined the boundaries of technology, economics, and, not least, law. These systems, powered by unprecedented amounts of data, promise efficiency, personalization, and innovative solutions to complex problems, from healthcare to smart city management. However, at the core of their functionality lies a crucial paradox: to provide increasingly sophisticated services, AI needs to access, process, and store information that is often classified as “sensitive” – biometric data, political or religious preferences, health conditions, sexual orientation, and more.

This interplay between technological progress and privacy protection raises legal and ethical questions of global significance. On the one hand, national and supranational legislations attempt to curb the risks of misuse, leveraging tools such as the GDPR in Europe or the CCPA in the United States. On the other hand, the relentless dynamism of AI challenges the static nature of regulations, creating tensions between innovation, fundamental rights, and collective security.

The issue, however, is not merely regulatory. The collection and use of sensitive data by AI call into question the very notion of individual autonomy: to what extent are users aware of the implications of surrendering their data? How can transparency be ensured in increasingly opaque (“black box”) algorithms? And, above all, how can we balance commercial interests, social utility, and the protection of vulnerable minorities, who are often subjected to systemic discrimination perpetuated precisely by AI systems?

AI Systems and Personal Data: Regulatory Principles and Frameworks in the EU and the U.S.

The use of personal data by artificial intelligence (AI) systems raises critical questions about privacy, accountability, and ethical governance. Below, we analyze the core principles and legal frameworks governing this issue in the European Union (EU) and the United States (U.S.), drawing on official sources.


I. Foundational Principles for AI and Personal Data

AI systems processing personal data must adhere to principles established in international and regional frameworks. Key principles include:

  1. Lawfulness, Fairness, and Transparency
    • Data processing must have a legal basis (e.g., consent, contractual necessity) and be transparent to users (GDPR, Art. 5(1)(a)).
    • AI decisions affecting individuals must be explainable (EU AI Act, Art. 13).
  2. Purpose Limitation
    • Data collected for specific purposes (e.g., fraud detection) cannot be repurposed without consent (GDPR, Art. 5(1)(b)).
  3. Data Minimization
    • Only data strictly necessary for the AI’s function should be collected (GDPR, Art. 5(1)(c); U.S. FTC Guidelines, 2023).
  4. Accuracy
    • Systems must ensure data accuracy and allow corrections (GDPR, Art. 5(1)(d); NIST AI Risk Management Framework).
  5. Storage Limitation
    • Data retention periods must be justified (GDPR, Art. 5(1)(e)).
  6. Integrity and Confidentiality
    • Robust security measures are required to prevent breaches (GDPR, Art. 5(1)(f); U.S. Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA)).
  7. Accountability
    • Organizations must demonstrate compliance with the above principles (GDPR, Art. 5(2); U.S. Executive Order on Safe AI).

II. European Union: The GDPR and the AI Act

The EU’s approach combines strict data protection rules with emerging AI-specific regulations.

  1. General Data Protection Regulation (GDPR)
    • Scope: Applies to all entities processing EU residents’ data, regardless of location (Art. 3).
    • Key Provisions:
      • Consent: Must be explicit, informed, and revocable (Art. 7).
      • Automated Decision-Making: Individuals have the right to opt out of decisions made solely by AI (Art. 22).
      • Data Protection Impact Assessments (DPIAs): Required for high-risk AI systems (Art. 35).
    • SourceGDPR Full Text.
  2. EU AI Act (2024)
    • Risk-Based Classification: Prohibits AI systems posing “unacceptable risk” (e.g., social scoring) and imposes strict requirements on “high-risk” AI (e.g., hiring algorithms) (Art. 5).
    • Transparency Obligations: Users must be informed when interacting with AI (Art. 52).
    • SourceEU AI Act Provisional Agreement.
  3. Enforcement
    • Supervised by national Data Protection Authorities (DPAs) and the European Data Protection Supervisor (EDPS).
    • Penalties: Up to 4% of global turnover for GDPR violations (Art. 83).

III. United States: Sectoral Laws and Emerging Frameworks

The U.S. lacks a comprehensive federal data protection law but regulates AI through sectoral laws and voluntary guidelines.

  1. Existing Laws
    • Federal Trade Commission Act (FTC Act): Prohibits “unfair or deceptive practices,” including misuse of personal data by AI (Section 5).
    • California Consumer Privacy Act (CCPA): Grants Californians rights to access, delete, and opt out of the sale of their data (amended by CPRA, 2023).
    • Health Data: HIPAA regulates AI in healthcare, requiring anonymization and patient consent.
  2. Proposed Federal Legislation
    • Algorithmic Accountability Act (2023): Requires impact assessments for AI systems in housing, employment, and healthcare.
    • AI Bill of Rights (2022): Non-binding framework emphasizing:
      • Safe and effective systems.
      • Protection against algorithmic discrimination.
      • Transparency and explainability.
      • SourceWhite House AI Bill of Rights.
  3. Agency Guidelines
    • NIST AI Risk Management Framework (2023): Voluntary standards for managing AI risks, including data privacy.
    • FTC Enforcement: Recent actions against companies like Amazon and OpenAI for data misuse.

IV. Comparative Analysis: EU vs. U.S.

Aspect European Union United States
Regulatory Approach Comprehensive (GDPR + AI Act) Sectoral + state-level laws
Consent Requirements Explicit and granular (GDPR) Varies by state (e.g., CCPA)
AI Transparency Mandatory (AI Act) Voluntary (NIST Framework)
Enforcement Centralized (DPAs) + heavy fines FTC litigation + state-level penalties
Focus Fundamental rights and prevention Innovation + mitigating harm ex-post

V. Challenges and Criticisms

  • EU: Overly restrictive rules may stifle innovation (e.g., AI Act’s “high-risk” classification).
  • U.S.: Fragmented laws create compliance complexity (e.g., CCPA vs. Virginia’s CDPA).
  • Global Tensions: Cross-border data transfers (e.g., EU-U.S. Data Privacy Framework) remain contentious.

Suggested Citations for Legal Texts:

  • EU GDPR: Regulation (EU) 2016/679.
  • EU AI Act: COM/2021/206 final.
  • U.S. AI Bill of Rights: White House Office of Science and Technology Policy (2022).
Dott.ssa Luana Fierro
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Il caso Marbury v. Madison (1803) ha segnato una svolta cruciale nella storia del diritto costituzionale statunitense, introducendo il principio di judicial review. In questa controversia, la Corte Suprema, presieduta dal Chief Justice John Marshall, stabilì il potere del sistema giudiziario di dichiarare incostituzionali leggi o atti amministrativi incompatibili con la Costituzione. Questo caso pose la Costituzione come norma suprema e la Corte Suprema come arbitro finale della sua interpretazione.

La disputa originava dal mancato invio della notifica a William Marbury per la sua nomina a giudice di pace, formalizzata durante l’amministrazione del presidente uscente John Adams. Il nuovo segretario di Stato, James Madison, rifiutò di notificare la nomina, generando un ricorso alla Corte.

 

Marshall riconobbe che Marbury aveva diritto alla notifica della sua nomina, ma dichiarò incostituzionale la sezione del Judiciary Act del 1789 che attribuiva alla Corte Suprema la competenza a emettere ordini di tale natura. Questo ragionamento consentì alla Corte di consolidare la sua autorità senza entrare in conflitto diretto con l’amministrazione Jefferson (fonti: Massime dal Passato, Constitution Annotated).

Questa sentenza ha fondato il principio di gerarchia delle norme negli Stati Uniti: al vertice la Costituzione, seguita da leggi federali e statali subordinate. Essa ha rafforzato il ruolo della magistratura come garante dell’ordine costituzionale e ha influenzato profondamente l’evoluzione del sistema legale americano (fonti: Britannica, Legal Information Institute).

Vediamo ora i due testi normativi entrati in conflitto e che hanno costituito il cuore della decisione della Corte Suprema.

  1. La Costituzione degli Stati Uniti
    L’articolo III, sezione 2, della Costituzione stabilisce che la Corte Suprema ha competenza originale (cioè di primo grado) solo per determinate categorie di casi. Tali casi includono, ad esempio, controversie che coinvolgono ambasciatori, altri ministri pubblici, consoli, e quelle in cui uno Stato è parte. Per tutte le altre questioni, la Corte Suprema esercita giurisdizione d’appello, ovvero può intervenire solo dopo che un caso è stato deciso in tribunali inferiori (fonti: Cornell Law School e Constitution Annotated).
  2. Lo Judiciary Act del 1789
    La sezione 13 del Judiciary Act del 1789 conferiva alla Corte Suprema la facoltà di emettere ordini di mandamus (provvedimenti giudiziari per obbligare un funzionario pubblico ad adempiere un dovere legale) come parte della sua competenza originale. Questa disposizione consentiva quindi a persone come William Marbury di rivolgersi direttamente alla Corte Suprema per ottenere tali ordini (fonti: Britannica e Legal Information Institute).

Il conflitto

La Corte Suprema, presieduta dal Chief Justice Marshall, rilevò che la sezione 13 del Judiciary Act violava la Costituzione, poiché ampliava la giurisdizione originale della Corte oltre i limiti previsti dall’articolo III. Marshall dichiarò incostituzionale la sezione del Judiciary Act e stabilì il principio per cui, in caso di conflitto tra una legge ordinaria e la Costituzione, prevale quest’ultima.

Questa decisione ha confermato il ruolo della Corte Suprema come garante della supremazia costituzionale, gettando le basi per il principio della judicial review (fonti: Massime dal Passato, Constitution Annotated).

Dott.ssa Luana Fierro

Note: più diffusamente sul common law v. https://www.webcomparativelaw.eu/category/common-law/

 

 

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Lo sviluppo della Comparazione giuridica ed il Congresso di Parigi

1.    Lo sviluppo della Comparazione giuridica – XIX secolo

Andiamo oggi ad analizzare lo sviluppo della Comparazione giuridica ed il ruolo del Congresso di Parigi.

Prima della diffusione della globalizzazione paesi storicamente affini si sono guardati ed osservati, poi culturalmente imparentati ed hanno scelto di seguire stadi di sviluppo economico-sociale simili.

Questo fenomeno ha favorito lo sviluppo e l’affermarsi della scienza della Comparazione, che si è sviluppata soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento.

Nel XIX secolo, lo sviluppo della comparazione giuridica acquisì rilevanza significativa, evidenziando una crescente consapevolezza dell’importanza di confrontare sistemi legali per comprendere le diversità e le similitudini. Durante questo periodo, giuristi come Gustav Hugo, Rudolf von Jhering e Henry Maine fornirono importanti contributi.

Hugo, nel suo lavoro “Le Droit des Gens” (1858), sottolineò l’importanza di un approccio scientifico nella comparazione giuridica. Jhering, con “Geist des römischen Rechts auf den verschiedenen Stufen seiner Entwicklung” (1852), approfondì l’influenza del diritto romano sulla formazione di sistemi giuridici moderni. Maine, attraverso “Ancient Law” (1861), analizzò l’evoluzione del diritto dalle società primitive a quelle più avanzate.

Inoltre, la proliferazione di riviste giuridiche specializzate, come la “Zeitschrift für Vergleichende Rechtswissenschaft” (Rivista di Scienze Giuridiche Comparative) fondata da Bernhard Windscheid nel 1877, facilitò la diffusione delle idee e delle metodologie della comparazione giuridica. L’approccio comparativo divenne essenziale per comprendere le differenze culturali e storiche nella prassi giuridica. Questo periodo segnò una svolta fondamentale nella metodologia giuridica, aprendo la strada a un’analisi più approfondita delle variazioni legali attraverso l’esame sistematico e comparato dei diversi ordinamenti.

 

2.    Il Congresso di Parigi del 1900

Arriviamo così ai primi del Novecento, quando in Europa si andava alla ricerca di tratti comuni dei sistemi, che potessero essere in grado di unificare la molteplicità delle culture nazionali.

In quel periodo il Congresso di diritto comparato di Parigi del 1900 rappresentò un “evento” chiave per la storia del diritto comparato, in quanto ufficializzò la scienza del diritto comparato in Europa, e realizzò l’aggregazione della cultura giuridica occidentale

Eravamo davanti ad un momento cruciale per lo sviluppo della disciplina. Il congresso attirò giuristi eminenti da tutto il mondo, fornendo una piattaforma per discutere approcci metodologici e questioni sostanziali nella comparazione giuridica. Emersero dibattiti sulla necessità di un approccio scientifico e universale nella disciplina. Tra gli interventi rilevanti, spiccarono quelli di Sir Henry Maine e Émile Durkheim. Maine enfatizzò l’importanza dell’evoluzione storica del diritto, mentre Durkheim contribuì con prospettive sociologiche. Questo congresso contribuì a consolidare la comparazione giuridica come disciplina accademica autonoma.

Il seguito è rappresentato da una fase in cui si cominciano ad esportare ed importare le esperienze giuridiche da un sistema ad un altro, a guardare con interesse gli altri modelli, ad attuare un processo di scambio a livello giuridico che portò l’attenzione sul metodo e sulle finalità del dir comparato.

Note:

  1. Maine, H. (1900). Discorso al Congresso di diritto comparato di Parigi. Atti del Congresso Internazionale di Diritto Comparato, Parigi.
  2. Durkheim, É. (1900). Contributo alla teoria sociologica del diritto. Atti del Congresso Internazionale di Diritto Comparato, Parigi.

 

3.      La Comparazione dopo il Congresso di Parigi

Il momento in cui il dir comparato acquistò maggiore importanza è quello in cui il dir internazionale privato cominciò ad imporsi come diritto fondamentale per la regolamentazione del traffico giuridico, e divenne una disciplina sistematica. Era necessario esaminare le problematiche connesse all’interpretazione dei concetti utilizzati dalle norme di conflitto nazionali, nonché l’applicazione corretta del diritto straniero che esse richiamavano, e gli interpreti non poterono che andare a guardare negli studi comparatistici.

Negli ultimi decenni del 1900 il dir comparato ha attirato nuova attenzione, quando è diventato necessario alla preparazione dei lavori destinati a sostenere l’armonizzazione del diritto a livello europeo e mondiale. Tra le iniziative più rilevanti degli ultimi decenni possiamo ricordare:

i Principles of International Commercial Contracts dell’Unidroit https://www.unidroit.org/

ed i Principles of European Contract Law.

In conclusione abbiamo visto come per lo sviluppo della Comparazione giuridica sia stato fondamentale il Congresso di Parigi, che ufficializzò la scienza del diritto comparato in Europa, e contribuì a consolidare la comparazione giuridica come disciplina accademica autonoma.

https://www.webcomparativelaw.eu/

Dott.ssa Luana Fierro

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I formanti e la comparazione giuridica. Brevemente sui crittotipi.

Oggi vado ad approfondire la tematica del ruolo dei formanti nella comparazione giuridica, e brevemente ad analizzare la figura dei crittotipi, poco visibile ma fondamentale per le analisi comparatistiche.

Partiamo dal presupposto che prima di arrivare ad analizzare la fase centrale della comparazione sono necessarie: la conoscenza dei termini da comparare e la conoscenza del sistema delle fonti del diritto nei sistemi coinvolti.

Le attività della comparazione giuridica sono in se particolarmente complesse, perché nel momento in cui si va a valutare un fenomeno giuridico non è sufficiente soffermarsi al materiale legislativo, ma è necessario procedere allo studio di tutti i formanti: quindi legale, dottrinale e giurisprudenziale. Nel contempo bisogna conoscere il peso che questi formanti hanno nell’ordinamento coinvolto dalla comparazione.

Quindi i formanti nella comparazione giuridica rappresentano i vari elementi che costituiscono i sistemi giuridici e che ne permettono l’analisi comparata. Nella definizione fornita da Rodolfo Sacco, uno dei massimi esperti in tema di comparazione, i formanti sono i diversi fattori che influenzano la formazione del diritto in una determinata società.


 

Sacco identifica una pluralità di formanti, tra cui la legge, la giurisprudenza, la dottrina, e le pratiche sociali, ciascuno è fondamentale e determinante in misura variabile all’identificazione del diritto vigente in un dato contesto (Sacco, Rodolfo. “Legal Formants: A Dynamic Approach to Comparative Law (Installment I of II).” American Journal of Comparative Law, vol. 39, no. 1, 1991).

Il formante legale comprende le norme scritte emanate dai poteri legislativi.

Il formante giurisprudenziale è formato dalle decisioni dei tribunali, che interpretano e applicano le norme a casi specifici, contribuendo allo sviluppo del diritto.

Il formante dottrinale è rappresentato da studi e pubblicazioni di giuristi. Esso influisce sul diritto in quanto fornisce interpretazioni, critiche e proposte di riforma.

Le pratiche sociali, infine, includono gli usi e le consuetudini che, pur non essendo formalmente codificate, svolgono un ruolo importante in molti sistemi giuridici.

 


Quindi secondo Sacco, i formanti non sono solo le leggi scritte, ma includono anche la giurisprudenza, la dottrina, la prassi contrattuale e gli usi commerciali, che insieme formano il tessuto del diritto di una società. Questi elementi si influenzano reciprocamente e possono variare in importanza da un sistema all’altro. L’approccio di Sacco evidenzia la complessità e la dinamicità dei sistemi giuridici, sfidando la visione più tradizionale che vede il diritto principalmente come un insieme di norme scritte.

La sua teoria dei formanti sottolinea l’importanza dell’analisi comparativa per comprendere come da pratiche simili possano derivare da formanti diversi in sistemi giuridici differenti, o come pratiche diverse possano essere il risultato di evoluzioni divergenti dello stesso formante in sistemi giuridici simili.

Il suo approccio ha influenzato profondamente gli studi comparativi, promuovendo una maggiore apertura verso le diverse manifestazioni del diritto e contribuendo a una comprensione più olistica e profonda dei sistemi giuridici mondiali.

 


Altri autori come Zweigert e Kötz hanno sottolineato l’importanza della comparazione giuridica per la comprensione delle diverse famiglie giuridiche e per il miglioramento dell’integrazione giuridica internazionale (Zweigert, Konrad, and Hein Kötz. “Introduction to Comparative Law,” 3rd ed. Oxford: Clarendon Press, 1998). Attraverso l’analisi dei formanti, la comparazione giuridica offre quindi un quadro ricco e dettagliato dei sistemi giuridici, evidenziando sia le specificità culturali e storiche che le tendenze globali nel diritto.

Tornando al professor Rodolfo Sacco, egli aggiunge un argomento molto importante al fine dell’inquadramento completo della comparazione: i crittotipi! Con tale termine indica i formanti dell’ordinamento giuridico, sostanzialmente formule invisibili non verbalizzate che trasmigrano attraverso il pensiero dei giuristi o di coloro che sono chiamati ad applicare la regole.

I crittotipi nella comparazione giuridica rappresentano concetti chiave per comprendere le strutture profonde e le funzioni specifiche che caratterizzano e differenziano i vari sistemi giuridici. Questo termine, derivato dall’unione delle parole greche “kryptos” (nascosto) e “typos” (modello), è stato introdotto per evidenziare quelle strutture o meccanismi giuridici che, pur non essendo immediatamente evidenti, svolgono un ruolo fondamentale nel definire l’identità e il funzionamento di un sistema giuridico.

I crittotipi riguardano le strutture sottostanti che guidano l’interpretazione e l’applicazione del diritto, influenzando profondamente la cultura giuridica di una società senza essere immediatamente percepibili. Essi sono importanti per i comparatisti, in quanto consentono di scavare più a fondo nell’analisi dei sistemi giuridici, andare oltre la superficie delle norme scritte per esplorare le radici culturali, storiche e sociali che influenzano il diritto. Aiutano a capire come pratiche apparentemente simili possano derivare da presupposti molto diversi in sistemi giuridici differenti, o come istituti giuridici che sembrano omologhi abbiano in realtà funzioni e significati diversi a causa dei loro crittotipi.

Dott.ssa Luana Fierro


Note: tutti gli articoli di comparazione confluiscono nella sezione: https://www.webcomparativelaw.eu/category/la-comparazione/

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Diritto di Internet e dell’Intelligenza Artificiale: definizioni

  • Introduzione

L’avvento dell’era digitale ha innescato una profonda rivoluzione nella prassi giuridica, con il diritto dell’Internet e dell’Intelligenza Artificiale (IA) emergenti come campi giuridici distinti. In questo articolo, esploreremo le definizioni e l’evoluzione di entrambi i settori, focalizzandoci sull’interconnessione tra il diritto dell’Internet e il diritto dell’IA.

  • Definizioni e Evoluzione del Diritto dell’Internet

Il Diritto dell’Internet è un corpus normativo che regola le relazioni giuridiche generate dall’utilizzo dell’Internet. Inizialmente, il suo sviluppo è stato caratterizzato dalla creazione di normative nazionali, atte a disciplinare le prime dinamiche interconnesse della rete. Fonti normative fondamentali in questa fase includono la legge statunitense Communications Decency Act (CDA) del 1996, la direttiva europea sulla privacy del 1995 e la legge italiana n. 675/1996 sulla protezione dei dati personali.

Con il crescente transnazionalismo delle attività online, si è assistito a un passaggio significativo verso una regolamentazione internazionale. Le Convenzioni del Consiglio d’Europa, in particolare la Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica del 2001, hanno introdotto un quadro normativo armonizzato per affrontare le sfide transfrontaliere legate alla sicurezza informatica e alla cybercriminalità. A livello dottrinale, le opere di Lawrence Lessig, come “Code and Other Laws of Cyberspace” (1999), hanno influenzato la comprensione del rapporto tra codice informatico e norme giuridiche, delineando il concetto di “code as law”.

L’evoluzione successiva ha visto la crescita di organizzazioni internazionali, quali l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), impegnate nel fornire orientamenti per la gestione delle questioni commerciali e di sicurezza legate all’Internet. Normative recenti, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, riflettono l’attenzione crescente sulla privacy e la protezione dei dati nell’era digitale. La dottrina contemporanea, con contributi da autori come Viktor Mayer-Schönberger e Jonathan Zittrain, enfatizza la necessità di adattare il diritto all’evoluzione rapida delle tecnologie digitali.


  • Il Digital Millennium Copyright Act per rispondere alle nuove sfide

Il “Digital Millennium Copyright Act” (DMCA) è una legislazione statunitense che affronta questioni di diritto d’autore in relazione alle tecnologie digitali. Approvato nel 1998, il DMCA è una risposta alle sfide emergenti nel contesto della rivoluzione digitale, fornendo un quadro giuridico che bilancia la protezione del diritto d’autore con l’innovazione tecnologica.

Definizione e Finalità: Il DMCA si concentra principalmente su due aspetti cruciali: la limitazione della responsabilità degli Internet Service Provider (ISP) e l’introduzione di misure anti-circonvenzione. La legge mira a fornire un equilibrio tra gli interessi dei detentori di copyright e la promozione della crescita dell’economia digitale.

Limitazione della Responsabilità degli ISP: Il DMCA stabilisce il cosiddetto “safe harbor” per gli ISP, offrendo loro una protezione legale dalla responsabilità per le violazioni del diritto d’autore commesse dagli utenti attraverso le loro piattaforme. Per beneficiare di questo “safe harbor“, gli ISP devono adottare politiche e procedure per rimuovere prontamente i contenuti illeciti in risposta a notifiche di violazione del copyright da parte dei titolari dei diritti.

Misure Anti-Circonvenzione: Il DMCA proibisce la circonvenzione delle tecnologie di protezione del copyright (Digital Rights Management – DRM). Tuttavia, contempla eccezioni per attività come la ricerca, il reverse engineering e la sicurezza informatica, a condizione che tali attività non siano finalizzate all’effettuazione di violazioni del copyright.

Riferimenti Normativi: Le disposizioni relative al DMCA sono contenute principalmente nel Titolo 17 del Codice degli Stati Uniti, Sezioni 1201-1205 (Anti-Circonvenzione) e 512 (Safe Harbor). Consultare direttamente il testo del Codice degli Stati Uniti è essenziale per una comprensione dettagliata delle disposizioni normative del DMCA.

Fonti Ufficiali:

  1. U.S. Copyright Office: https://www.copyright.gov/
    • Il sito ufficiale dell’U.S. Copyright Office fornisce informazioni approfondite sul DMCA, compreso il testo completo della legge.
  2. U.S. Government Publishing Office (GPO): https://www.govinfo.gov/
    • La GPO è la fonte ufficiale per le pubblicazioni governative statunitensi e offre accesso al testo completo del DMCA e delle sue modifiche.

Definizioni ed Evoluzione del Diritto dell’Intelligenza Artificiale

Il diritto dell’IA, una disciplina più recente, si è sviluppato in risposta all’espansione dell’utilizzo dell’IA in vari settori. Definire il diritto dell’IA implica considerare questioni etiche, responsabilità civile e penale, nonché la tutela dei dati.

Le definizioni attuali riflettono la complessità di questo settore, incorporando elementi di normative tecnologiche, diritto contrattuale e protezione dei consumatori. Gli sforzi legislativi mirano a bilanciare l’innovazione tecnologica con la necessità di garantire trasparenza e responsabilità nelle decisioni automatizzate.

Negli ultimi decenni le definizioni  di intelligenza artificiale (AI) che si sono susseguite sono molteplici. Una delle definizioni che possiamo ricordare è quella di John McCarthy del 2004 , che la qualifica come”È la scienza e l’ingegneria della creazione di macchine intelligenti, in particolare di programmi informatici intelligenti.Si tratta di un compito simile a quello di utilizzare i computer per comprendere l’intelligenza umana, ma l’AI non deve limitarsi a metodi biologicamente osservabili.”

Più diffusamente sul tema v.

  1. https://www.ibm.com/it-it/topics/artificial-intelligence
  2. https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20200827STO85804/che-cos-e-l-intelligenza-artificiale-e-come-viene-usata
  3. https://www.agendadigitale.eu/tag/intelligenza-artificiale/

Interconnessione tra Diritto dell’Internet e Diritto dell’IA

L’interconnessione tra il diritto dell’Internet e del dell’IA emerge chiaramente nelle sfide legate alla protezione dei dati. La raccolta, l’elaborazione e l’uso di dati personali attraverso l’IA richiedono una riflessione approfondita sulle norme di privacy dell’Internet.

Inoltre, la responsabilità degli intermediari, un concetto fondamentale nel diritto dell’Internet, assume una nuova dimensione quando si applica all’IA. La questione della responsabilità legale per decisioni automatizzate solleva interrogativi sulla definizione di colpa e negligenza nell’ambito dell’IA.

La convergenza tra i due settori si intensifica nella regolamentazione globale, con normative che cercano di affrontare simultaneamente le sfide legate all’Internet e all’IA. L’adozione di standard internazionali per la sicurezza informatica e la gestione dei dati evidenzia l’interdipendenza di questi due ambiti giuridici.

  • Conclusioni

In sintesi, abbiamo visto le Definizioni del Diritto di Internet e dell’Intelligenza Artificiale, che sono intrinsecamente legate, con le sfide di uno che impattano sull’altro. Affrontare tali questioni richiede un approccio interdisciplinare e una collaborazione internazionale per garantire una regolamentazione efficace e adattabile all’evoluzione tecnologica. L’armonizzazione di normative e trattati internazionali rappresenta una prospettiva chiave per il futuro, insieme alla promozione di un quadro giuridico che sia al passo con l’innovazione digitale.

 

Luana Fierro

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